Burocrazia, assistenzialismo, mercato: il coraggio di semplificare e di crescere

di Domenico Calvelli* 

Dopo gli anni dei provvedimenti draconiani e sull’orlo della recessione, l’Italia persiste nell’essere uno dei fanalini di coda negli indici mondiali sulla libertà economica. Il mercato domestico, pesantemente colpito negli ultimi periodi, ha sofferto un’inedita sovra-crisi, che si è aggiunta alla congiuntura economica europea; salve in qualche misura le esportazioni. E in queste condizioni è lecito domandarsi “che fare?”. Certo non esiste una sola ricetta, ma sicuramente non esiste più margine per sbagliare. L’economia necessita di una svolta cui lo Stato può e de- ve contribuire in qualche misura. Ma si odono ancora voci che richiamano a diverse forme di assistenzialismo, non più sostenibile in queste condizioni. Così si parla, ad esempio, del cosiddetto reddito di cittadinanza (detto anche reddito di base), che Philippe Van Parijs e Yannick Vanderborght definiscono come “un reddito versato da una comunità politica a tutti i suoi membri su base individuale senza controllo delle risorse né esigenza di contropartite”. Un reddito di cittadinanza appare però, allo stato del di- battito, come un mero sussidio statale senza contropartite apparenti. Se da un lato la protezione delle fasce deboli è un preciso dove- re dello Stato, anche per mezzo di integrazioni reddituali provvisorie, dall’altro detta protezione deve evitare di ricadere in un mero assistenzialismo; occorre generare occupazione sana e stabile e non contribuire all’incremento del debito pubblico e dell’imposizione tributaria generale, che or- mai ha raggiunto picchi elevatissimi e chissà per quanto tempo sostenibili. Il reddito di cittadinanza come proposto assomiglia ahimè moltissimo alle diarie introdotte ad Atene sotto il governo di Efialte, nel quinto secolo avanti Cristo, le quali, in un’epoca di democratizzazione radicale della cosa pubblica, non ottennero altro che corrompere lentamente almeno una parte dei cittadini, abituandoli alle provvidenze della pubblica autorità ed estraniandoli in questo modo dall’attività produttiva, con danno all’intera società. In ultima analisi, quella che dovrebbe essere una misura estrema e di emergenza dovrebbe essere preceduta da robuste politiche espansive e di semplificazione struttura- le del sistema burocratico ed economico, unico metodo sano per rilanciare occupazione, economia e consumi. E l’economia ha ormai un bisogno disperato di semplificazioni burocratiche. Purtroppo, oltre a passi avanti quali l’estensione del ravvedimento operoso tributario (provvedimento condivisibile ed utile), si osservano semplificazioni all’incontrario, quali i modelli 730 precompilati (la gran parte di questi modelli sarà emessa incompleta), che saranno fonte di complicazioni consistenti, e l’abolizione dei collegi sindacali nella stragrande maggioranza delle società a responsabilità limitata, misura nata dalla ricerca di un (minimo) risparmio per alcune imprese, che danneggerà pesantemente il sistema di controlli nelle società di capitali, con conseguenze che porteranno, ad esempio, alla sfiducia del sistema bancario e del mercato verso l’imprenditore, con conseguenze difficilmente immaginabili. La complicazione burocratica e legislativa italiana è ormai purtroppo paragonabile al concetto fisico di entropia, come tendenza di un sistema ad un caos in espansione; sta a chi governa agire in senso contrario, rendendola reversibile. Occorre avere il coraggio di semplificare veramente, ed in maniera sostanziale, non meramente formale. Del resto la coperta ormai è cortissima, e il Pubblico non ha più i denari per creare forti spinte espansive; ma lo può fare liberando le risorse del settore privato, che potrebbe in questo modo essere il motore della crescita. Solo azioni in questo senso ridonerebbero a tutti gli operatori economici piena fiducia nelle proprie Istituzioni e nella amministrazione della cosa pubblica, nella libertà economica, nella certezza del diritto. E non dimentichiamo mai che la fiducia non si stabilisce per Legge.

* Presidente Odcec di Biella

 

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