La soglia legale di utilizzo del contante: alcune riflessioni

di Domenico Calvelli * 

Si è riacceso recentemente il dibattito sul probabile innalzamento della soglia di uso del contante da 1000 (meglio 999,99) euro a 3000 euro: la proposta normativa che circola può considerarsi una buona mediazione tra le posizioni dei sostenitori del “contante zero” e quelli del contante libero.

La scelta del Legislatore negli ultimi anni è stata progressivamente sempre più restrittiva: nel 2008, in seguito alla normativa antiriciclaggio, si fissò la soglia a 12500 euro. Nel 2010 detto limite venne ridotto a 5000 euro, per essere ulteriormente ridotto nel 2011 a 2500 euro e ancora a 999,99 euro alla fine del medesimo anno.

La motivazione delle restrizioni si è sempre basata sulla lotta alla criminalità economica, all’evasione fiscale ed al riciclaggio. Tuttavia appare evidente, dati alla mano, che queste riduzioni sempre più stringenti non abbiano sortito effetti particolarmente positivi né sul gettito né tantomeno sulla capacità di ridurre l’offensività di reati tipicamente economici. Riguardo all’evasione, ad esempio, è di tutta evidenza che i poteri di indagine finanziaria di cui dispone l’Amministrazione Finanziaria, gli incroci, sempre più precisi, tra i dati in possesso del Fisco e la progressiva sottoscrizione di accordi bilaterali tra Stati riguardo allo scambio di informazioni non giustificherebbero più in nessun modo questa tendenza a pena- lizzare l’uso del contante.

La stessa Corte Costituzionale, nella nota sentenza 228 del 6 ottobre con cui veniva di- chiarato incostituzionale il disposto di cui al comma 2, articolo 32, D.p.r. 600/1973, che vedeva, in capo ai titolari di reddito di lavoro autonomo, applicarsi una presunzione di ricavo ai prelievi dal conto corrente, tra le differenti motivazioni affermava che “la recente produzione normativa sulla tracciabilità dei movimenti finanziari” avrebbe reso non ragionevole la presunzione di cui sopra.

Del resto occorre prendere atto del fatto che l’euro si comporti pur sempre come una valuta a corso forzoso con effetto liberatorio nell’estinzione di un’obbligazione pecuniaria. Una certa anomalia è poi riscontrabile nel fatto che restiamo tuttora tra i Paesi dell’Unione Europea con il limite più basso nell’uso del contante.

Una breve carrellata, con riferimento al gennaio di quest’anno, su alcuni Paesi dell’Unione vede l’Austria senza limite, il Belgio a 5000 euro, la Bulgaria a circa 5112 euro, Cipro, Danimarca, Estonia e Finlandia senza limiti, Francia a 3000 euro, Germania senza limite, Grecia a 1500 euro, Islanda, Lituania e Malta senza limite, Portogallo a 1000 euro, Regno Unito senza limite, Repubblica Ceca a circa 14000 euro, Slovacchia a 5000 euro, Slovenia senza limite, Spagna a 2500 euro, Ungheria e Svezia senza limite.

Certamente anche in alcuni di questi Stati il dibattito sul tema è presente, e non va nasco- sto che i fautori del “contante zero” si fanno ascoltare in molti Paesi.

Tuttavia la repressione della criminalità economica e finanziaria dovrebbe puntare a ben altri mezzi di contrasto, più sostanziali e meno meramente formali e burocratici.

Si tenga infine conto che una considerevole parte della popolazione italiana non dispone tuttora di un conto corrente bancario e che, comunque sia, un ampliamento dell’utilizzo del contante avrebbe un innegabile effetto positivo sui consumi interni, cosa di cui il Pa- ese ha un disperato bisogno.

*Presidente ODCEC di Biella 

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