Il gioco delle tre carte

di Antonio Fiorillo*

Alla luce dei recenti provvedimenti in mate- ria di lavoro e nonostante la soddisfazione espressa dal massimo organismo associativo degli imprenditori italiani (Confindustria) che, anche a mezzo dei suoi organi di stampa, continua a tessere le lodi dell’ormai famosissimo “Jobs Act” e della Legge di Stabilità, non si comprende quali possano esse- re le ragioni alla base di tanto ottimismo.

Ci si riferisce, in effetti, alle previsioni con- tenute nell’articolo 12 della Legge di Stabilità.

Al primo comma, infatti, si istituisce un nuovo sgravio dei contributi INPS a favore dei datori di lavoro che effettuano assunzioni a tempo indeterminato (i cui presupposti saranno da verificare al termine dell’iter legislativo), mentre al secondo comma viene eliminata un’agevolazione consolidata ed efficace, quella prevista dall’art. 8, comma 9 della legge 407/90.

Rispetto al nuovo incentivo, pur non essendo ben definito il quadro normativo di riferimento e mancando le relative circolari attuative, possiamo già registrare un’iniziale inutile complessità nell’articolazione normativa. In particolare, destano perplessità:

  • la locuzione <<nuove assunzioni>>, visto che fino ad oggi si è fatto riferimento ad assunzioni incrementali rispetto alla media;
  • la previsione di un massimale annuale dell’agevolazione;
  • la limitazione posta in capo al lavoratore che dà diritto all’agevolabile, nell’intero periodo di vigenza dello sgravio, a favore di un unico datore di lavoro;
  • l’incertezza derivante dall’eventuale sforamento della copertura finanziaria.

Quindi, a fronte di questa “nuova” agevola- zione, il 2° comma dell’art.12 della Legge di Stabilità, senza troppi giri di parole, elimina un’efficace e nota agevolazione in vigore ormai da quasi un quarto di secolo: quella contenuta nell’art.8, comma 9, della legge 407/90 (sgravio contributivo INPS ed INAIL per 36 mesi ai disoccupati e cassintegrati di lungo periodo).Non c’è bisogno di sviluppare calcoli complessi per rendersi conto delle differenze (peggiorative) rispetto alle disposizioni che si intendono eliminare: basterebbe semplicemente rilevare, infatti, che i premi INAIL andrebbero comunque pagati e ciò nei settori con maggiore crisi occupazionale (come edilizia e metalmeccanica) innalzerebbe non di poco il costo del lavoro.Tanto più se si pensa che la portata dell’agevolazione eliminata era massima per le imprese del mezzogiorno e quelle artigiane, mentre la nuova facilitazione dovrebbe avere portata uguale per tutte le imprese in tutta la nazione.Senza voler interpretare (e senza comprendere) la logica che ha guidato la penna del legislatore, bisogna prendere atto che è stata eliminata un’agevolazione chiara, consolidata e certamente efficace e conveniente, per poterne inventare una nuova soltanto nel nome, che ha avuto come unico effetto quello di fare notizia.E non è assolutamente azzardato prevedere, a questo punto, che le disposizioni attuative prevedranno ulteriori vincoli e blocchi (incremento occupazionale effettivo, esclusione per il diritto di precedenza ecc.) per uni- formare l’agevolazione alla normativa UE. Non si può non evidenziare, infine, come le due norme potessero perfettamente convivere ed essere rivolte a diverse tipologie d’imprese e differenti fasce deboli di lavora- tori (svantaggiati e molto svantaggiati), man- tenendo la primalità per i datori di lavoro che assumono i lavoratori con maggiori difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro: si è preferito far prevalere la forma sulla so- stanza, creando un mero effetto propagandistico senza peraltro impegnare alcuna risorsa finanziaria, considerato che la nuova agevolazione si finanzia con il semplice storno delle risorse da un capitolo di bilancio (quello della 407/90) a un altro (quello del nuovo art. 12, comma 1).Si è trattato, a nostro parere, di un mero gioco di prestigio peraltro peggiorativo rispetto all’esistente che non innova e non migliora il quadro degli incentivi alle assunzioni creando un pericoloso clima di sfiducia a carico di quegli imprenditori italiani che, nonostante la crisi, decidono ancora di crea- re occupazione stabile.

*ODCEC di Salerno

 

 

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