Il ruolo sociale del commercialista

di Domenico Calvelli* 

La figura del Commercialista, che appare frequentemente ed a volte a sproposito sui media, possiede un proprio precipuo ruolo sociale? La risposta, ovviamente, non può che essere affermativa. L’attuale professione, frutto di un’evoluzione parallela tra i dottori commercialisti (un tempo esercenti in economia e commercio) e i ragionieri commercialisti (un tempo ragionieri e periti commerciali), giunta alfine all’unificazione, è un compendio vero e proprio di nozioni economiche e giuridiche. L’interessante lavoro di Domenico Lamanna Di Salvo, docente presso la Libera Università di Bolzano, merita davvero di essere letto; tratta infatti della storia delle due professioni sino alla unifica- zione, con dovizia di particolari e con un excursus normativo di tutto rispetto. Oggi, quindi, a cosa ed a chi serve il Commerciali- sta? Corrisponde all’immagine talvolta di- storta che si ritrova in giornali e televisioni? Una riflessione è d’obbligo; il Commerciali- sta appartiene alla grande categoria delle professioni liberali, all’interno delle quali il professionista è un soggetto indipendente che, grazie alla propria preparazione acca- demica ed all’utilizzo delle proprie capacità intellettuali, collabora con il cliente alla realizzazione di un fine. In un libro del secolo scorso, Le rôle social de l’ingénieur, di Georges Lamirand, si tratta, con una certa compiutezza, del ruolo sociale di una professione. Ebbene, prendendo spunto da queste riflessioni, è evidente che il Commercialista di oggi si colloca precisamente nel contesto economico e sociale quale via media tra il pubblico ed il privato, svolgendo compiti di complessità crescente, a causa di un pletorico apparato legislativo (forse unico a livello mondiale), a favore di chi opera nel sistema stesso. Perciò questa nostra professione vede come “utenti” sia i privati cittadini, sia le imprese, sia gli enti, pubblici o privati, agendo sovente in sinergia con professioni affini e complementari quali quella notarile e quella fo- rense. Si tratta, in effetti, di un unicum, e questo principalmente perché il diritto tributario (e non solo) nazionale conosce complica- zioni consistenti; infatti, in altri Paesi, la professione economico-giuridico-contabile opera diffusamente in materie anche non fiscali, ma più strettamente aziendali e finanziarie. Anche i Commercialisti italiani hanno sufficiente preparazione per agire ben oltre le consuete vie di consulenza ma, spesso, vengono vissuti, malauguratamente con una rappresentazione distorta, come gli “adempitori tributari” per eccellenza. Del resto le numerosissime materie fissate nel complesso esame di Stato e nella Legge professionale (il D.Lgs. 139/2005) rendono onore al ruolo sociale e tecnico del Commercialista, che infatti può svolgere un attivo compito di supporto alla propria clientela ed alla società nel suo complesso.Farsi ascoltare da interlocutori istituzionali ha senso unicamente se in grado di porre rilievi genuinamente tecnici e di evidente utilità pratica e giuridica, a nulla valendo, in difetto di un’adeguata preparazione professionale, qualsivoglia rivendicazione sindacale di categoria. Ecco che quindi il commerciali- sta, tanto più in una fase di profonda crisi economica, può essere il soggetto che fa la differenza, ponendosi come ponte naturale tra il settore privato ed il settore pubblico, in piena coscienza e libertà intellettuale. Le tensioni permanenti tra il pubblico, che spesso vede erroneamente il professionista come una propria appendice (non rendendosi conto che così facendo svuota di con- tenuti la propria stessa funzione di pubblica amministrazione), ed il privato, che va con- dotto dal professionista alla comprensione del sistema giuridico vigente, è il luogo di collocazione ideale del Commercialista, che così può operare a favore del sistema e dei suoi attori, anche di quelli più deboli. Non venga però chiesto al professionista di spostarsi eccessivamente nell’una o nell’altra direzione, pena lo snaturamento della professione ed uno svilimento di un corretto rapporto cittadino-impresa-pubblica amministrazione, fondamentale cardine della democrazia liberale e dello stato di diritto.

* Presidente Odcec di Biella

 

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