Le dichiarazioni precompilate fra difficoltà e prospettive: fatica inutile o auspicabile opportunità?

di Silvia Cornaglia* 

Le dichiarazioni precompilate stanno attraversando il loro secondo anno di vita: quello in cui i bambini incominciano a camminare, diventano intraprendenti e a volte temerari. I genitori, che hanno appena attraversato un periodo ansiogeno e spesso destabilizzante, devono acquisire ancora nuove competenze per proteggerlo e allo stesso tempo lasciarlo sperimentare, guidarlo e renderlo autonomo, in un percorso che evolve dalla possibilità di intervento diretto a una prospettiva di apparente impotenza. Il percorso verso l’autonomia genera resistenza in chi deve accompagnarlo, perché il cambiamento, anche se prelude a una prospettiva bella, nell’immediato è sempre costoso; perché la paura di perdere il controllo è difficile da arginare; perché un po’ di paura di rinunciare a un ruolo esclusivo è probabilmente altrettanto inevitabile.

Nel loro secondo anno di vita le dichiarazioni precompilate sono, naturalmente, ancora molto lontane dal mostrare piena autonomia: contribuenti e professionisti, alle prese con rettifiche e integrazioni, lanciano i loro strali contro uno strumento che ritengono inutile, visto che il lavoro loro richiesto non diminuisce, anzi, al contrario. Questa però è una prospettiva di breve termine e forse si può assumere un punto di vista più lungimirante e un po’ visionario; se vogliamo smettere, come professionisti, di funzionare come terminale dell’Agenzia delle entrate e riappropriarci invece del ruolo economico e sociale per il quale ci siamo formati e a cui rischiamo di abdicare nostro malgrado, arroccandoci nella difesa dell’esclusiva di attività che non generano valore.

Noi commercialisti dovremmo fornire supporto qualificato alle iniziative economiche e agli investimenti personali con una consulenza competente e di merito; assistere le famiglie nelle successioni, valutare patrimoni e consigliarne gli impieghi migliori, affiancare i passaggi generazionali, redigere e valutare i piani economici, finanziari e organizzativi, aziendali e personali, dei nostri clienti. Contribuire alla prevenzione della crisi delle imprese grazie ad una attenta lettura dei dati contabili di cui siamo depositari o delle informazioni che acquisiamo come componenti dei collegi sindacali.

Da anni invece, la parte preponderante del nostro lavoro consiste nel compilare moduli che potrebbero alimentarsi da sé, con tutte le informazioni che il Fisco è ormai in grado di acquisire (con maggiore tempestività e precisione di quelle con cui potrebbero essere fornite da noi o dai contribuenti). Ne soffriamo, ci lamentiamo, ma nel momento in cui si prospetta la possibilità di smettere di farlo, costruiamo un solido fronte comune nel non voler mollare questa esclusiva che noi stessi definiamo poco qualificante.

Volendo forzare, un po’ provocatoriamente, la similitudine da cui siamo partiti: che cosa diremmo a un bambino che, muovendo i primi passi caracollanti, inciampa e cade? Lo sgrideremmo perché non è capace a camminare come si deve? Gli consiglieremmo di continuare a muoversi a quattro zampe per tutta la vita? Oppure lo incoraggeremmo, aiutandolo ad alzarsi e ad allenare le competenze motorie che sta sviluppando, a perfezionarle, per imparare a muoversi in autonomia?

Come il bambino che acquisisce informazioni sul mondo vedendolo “dall’alto”, da un punto di vista del tutto nuovo, anche la dichiarazione precompilata, nel suo secondo anno di vita, ha molte informazioni in più da gestire, circa settecento milioni di dati: dalle spese sanitarie a quelle universitarie e funebri, dalle informazioni sugli interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica degli edifici ai dati relativi alla previdenza complementare; e, ancora, la dichiarazione fiscale dell’anno precedente, i versamenti risultanti dagli F24, le transazioni immobiliari, i contratti di locazione, le certificazioni uniche dei sostituti di imposta, i premi assicurativi.

I dati sono molti e provengono da fonti diverse: chiunque abbia provato a far comunicare fra loro dati alimentati da flussi differenti sa quanto sia difficile conciliarli, ma sa anche che, per ottenere un risultato, bisogna incominciare, lavorare – anche – per prova ed errore. Per ora è vero che solo in una minoranza di casi, i più semplici, non ci sarà bisogno di rettifiche o integrazioni, ma questi casi saranno almeno un po’ più numerosi di quelli dello scorso anno e poco per volta (più rapidamente, se non negheremo il nostro supporto) si potrà raggiungere un risultato soddisfacente: il momento in cui tutti i dati già a disposizione dell’Agenzia delle Entrate o da questa più o meno facilmente accessibili confluiranno correttamente nelle dichiarazioni, restituendo ai commercialisti tempo per occuparsi di ciò per cui hanno studiato e ai contribuenti qualche certezza in più.

Tutto questo sarà possibile solo se accetteremo di investire un po’ del nostro lavoro di oggi nell’autonomia delle dichiarazioni precompilate, senza irrigidirci sulla posizione secondo la quale il Fisco che chiede dovrebbe anche risolvere tutto e subito: siamo tutti attori di uno stesso sistema ed è dimostrato che per il buon funzionamento di un sistema la collaborazione è più efficace della contrapposizione.

Affiora un pensiero attribuito a Goethe: ”C’è una verità elementare, la cui ignoranza uccide innumerevoli idee e splendidi piani: nel momento in cui uno si impegna a fondo, anche la provvidenza allora si muove. Infinite cose accadono per aiutarlo, cose che altrimenti mai sarebbero avvenute… Qualunque cosa tu possa fare, qualunque sogno tu possa sognare, incomincia. L’audacia ha in sé genio, potere, magia. Incomincia ora”.

L’Agenzia delle Entrate ha incominciato; se il nostro sogno è tornare a fare consulenza vera, riprenderci il ruolo cui aspiravamo da studenti, affiancare i nostri clienti con servizi di valore, educare anch’essi all’autonomia per non essere più visti come un onere equiparabile alle odiate tasse, bensì come un supporto sostanziale per le loro scelte, allora conviene che incominciamo anche noi. Partecipando a questo progetto come protagonisti anziché come comparse, proponendo soluzioni, suggerendo miglioramenti, mettendo a disposizione esperienza: il gioco potrebbe valere la candela.

* ODCEC Torino

 

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