Navigator, un caso sociale

di Paolo Soro*

All’interno del pacchetto di misure che regola il Reddito di Cittadinanza (d.l. 4/2019), è stata introdotta la figura del tutor, ribattezzato col termine «navigator» (dal latino, navigatore; in inglese, pilota / ufficiale di rotta), figura conosciuta nello Stato del Mississippi (USA), ma certamente anomala per l’Italia.

I navigatori italiani lavoreranno per l’ANPAL Servizi Spa (società in house di ANPAL), presso i Centri per l’Impiego di competenza regionale, tramite un contratto di collaborazione della durata di circa 2 anni, il cui compenso sarà pari a poco meno di 30.000 euro lordi l’anno (oltre eventuale rimborso spese, fino a 300 euro al mese). Sostanzialmente, queste nuove figure professionali dovranno:

  • Effettuare un bilancio delle competenze del singolo disoccupato beneficiario del RdC
  • Predisporre un iter individuale di inserimento / reinserimento nel mercato del lavoro
  • Supportare la ricerca autonoma del lavoro del candidato
  • Fornire informazioni sui processi di avviamento di un’attività autonoma
  • Preparare un percorso di formazione professionale
  • Controllare l’assolvimento degli obblighi previsti dal Patto per il Lavoro e dal Patto di Formazione

Considerati tali specifici compiti, appare evidente che, per svolgere al meglio l’attività di navigator, sembrerebbe non solo utile, ma necessario, possedere una buona esperienza pregressa nel settore delle risorse umane e dell’amministrazione del personale (esempio: Commercialista, Consulente del Lavoro, Recruiter, HR Manager, Head Hunter, Career Coach, etc.). In realtà, le cose non stanno proprio così.

I requisiti per diventare navigator vengono infatti definiti dai diversi bandi di concorso dell’ANPAL e, seppure certe precedenti esperienze lavorative dovrebbero essere tenute in principale considerazione, tali bandi di regola non prevedono che il requisito in parola sia indispensabile per presentare la domanda. Verranno selezionati coloro che (a parte l’assenza di condanne e di precedenti “macchie” lavorative con la Pubblica Amministrazione) abbiano maturato una formazione accademica in materie umanistiche ed economico-giuridiche (i titoli di laurea magistrale di riferimento sono quelli relativi a: Economia, Giurisprudenza, Sociologia, Scienze Politiche, Psicologia, Scienze della Formazione e simili).

È previsto un test a risposta multipla, preparato appunto sulla base di un livello universitario, nelle seguenti materie:

  1. Cultura generale
  2. Quesiti psicoattitudinali
  3. Logica
  4. Informatica
  5. Modelli e strumenti di intervento di politica del lavoro
  6. Reddito di cittadinanza
  7. Disciplina dei contratti di lavoro
  8. Sistema di istruzione e formazione
  9. Regolamentazione del mercato del lavoro
  10. Economia aziendale

Si tratta di 10 domande per ogni materia, pari a un totale di 100 quesiti, cui rispondere in 100 minuti. Gli idonei dovranno conseguire un punteggio minimo di 60/100. Dopo di che, per ogni provincia, verranno stilate le graduatorie: in caso di parità, sarà preferito il candidato con il miglior voto di laurea; in caso di ulteriore pareggio, il candidato più giovane.

Gli “eletti” affronteranno successivamente un corso formativo di due settimane.

Il governo aveva rilevato la necessità di 10.000 navigator per supportare l’introduzione a pieno regime del RdC, seppure in modo graduale, in base agli accordi con le regioni, nonché  alla disponibilità dei fondi e delle infrastrutture per poter integrare un numero così elevato di nuove risorse. Di questi 10.000, con la prima ondata si puntava ad assumere 6.000 navigator. In forza, però, a una successiva intesa intervenuta tra governo e regioni, il numero è stato dimezzato, portandolo a circa 3.000 unità.

Come in qualunque altro bando pubblico, ci si chiedeva cosa sarebbe capitato ai soggetti che fossero risultati idonei, ma non rientranti nella graduatoria. Il governo aveva, di fatto, rimandato la questione, non definendo al riguardo alcuna specifica normativa. Sul portale istituzionale dell’ANPAL, ancora oggi, si legge soltanto che:

“I candidati idonei, ovvero coloro che hanno conseguito un punteggio minimo di 60/100 ma non sono risultati vincitori, potranno essere chiamati, sempre in ordine di graduatoria, a soddisfare eventuali fabbisogni anche per la copertura di posizioni non coperte all’interno di province limitrofe a quella per la quale hanno presentato la candidatura.”

A dire il vero, non appare assolutamente certa nemmeno la sorte dei vincitori entrati in graduatoria:

“La contrattualizzazione dei vincitori è disposta con riserva di accertamento dell’effettiva disponibilità, anche sulla base delle convenzioni stipulate con le singole regioni, delle posizioni ricercate su base provinciale ai sensi dell’Avviso. In mancanza non si procederà alla contrattualizzazione dei vincitori senza che alcun diritto possa dagli stessi essere reclamato in forza dell’avvenuta selezione.” Un’ulteriore considerazione che appare doverosa è, evidentemente, quella di carattere prettamente operativo. Sulla base della normativa di riferimento, di fatto, un disoccupato deve essere indirizzato nel mondo del lavoro e preparato ad affrontarne gli aspetti pratici, da qualcuno che è sostanzialmente un altro disoccupato come lui e che ha solo dimostrato di avere qualche nozione teorica in più (non certo esperienza pratica). Sarebbe come se prendessimo in studio due praticanti, di cui uno – dotato di maggiori conoscenze teoriche – con contratto di collaborazione, col compito di insegnare all’altro la professione. Da non credere!

In numerosissimi casi, inoltre, chi ha fatto domanda per partecipare al “bando- navigator”, aveva poco prima presentato domanda per ricevere il RdC. L’ironia suscitata dal paradosso in questione passa, però, immediatamente in secondo piano, avuto riguardo ai drammatici risvolti di ordine sociale; in un Paese che, per giunta, di tali problematiche appare già ora tutt’altro che scevro.

Ed è proprio questo l’aspetto su cui interessa focalizzare l’attenzione del lettore, conclusa l’indispensabile premessa tecnica del caso; ben lungi dall’esprimere considerazioni politiche in merito a una scelta del Legislatore che può piacere o non piacere.

Il punto è che – giusto per restare in tema – i navigator ancora non prendono il mare.

Viceversa, a dispetto di quanto disciplinato dalla normativa (la quale prevede la necessità di affiancare a ogni percettore, il proprio navigatore: “professionalità necessarie ad organizzare l’avvio del RdC”), i sussidi vengono regolarmente erogati, da oltre 3 mesi, a numerosi “incauti nuotatori”, che si avventurano al largo, tra i “marosi” del mercato del lavoro, senza avere la necessaria “barca-appoggio” pilotata dal proprio navigator:

“L’importo medio mensile erogato nei primi tre mesi è stato pari a 526 euro” (fonte Inps).

Al momento, la situazione è la seguente:

  1. I navigator risultati idonei dopo il test di Roma dello scorso giugno, sono stati 5.960, su circa 19.000 partecipanti.
  2. Solo 2.980, però, sono entrati in graduatoria: dati alla mano, il rapporto tra navigator e beneficiari del RdC sarebbe di 1 a 300 (numero giudicato troppo elevato per poter garantire le prestazioni necessarie stabilite dalla legge).
  3. Tra questi 2.980, 471 sono stati destinati alla regione Campania.
  4. I vincitori della graduatoria, ora, dovrebbero seguire il corso formativo bi-settimanale; prima, però, di procedere, è necessario sottoscrivere le apposite convenzioni tra l’ANPAL Servizi e le regioni.
  5. Le regioni che hanno provveduto in tal senso sono 16; superfluo precisare che la Campania non è tra queste.

Quindi, a fronte di 10.000 potenziali unità lavorative a cui il governo aveva inizialmente garantito un’occupazione temporanea (2 anni), seppure nella forma del contratto di collaborazione, ci ritroviamo le tre seguenti categorie di soggetti:

a) 2.509 disoccupati che aspettano di iniziare il proprio periodo formativo per poi – si spera – sottoscrivere (fermo restando il rispetto delle altre condizioni indicate nel bando) l’agognato contratto temporaneo;

b) 7.491 disoccupati (10.000 – 2.509) a cui è stata data – solamente – (l’illusoria) speranza di poter accedere al mercato del lavoro;

c) 471 disoccupati che non sanno nemmeno se e quando potranno mai iniziare il proprio tirocinio formativo (figurarsi la successiva fase contrattuale).

In proposito, sovvengono tre differenti ordini di riflessioni.

Rispetto al “gruppo dei 2.509”, i maligni sarebbero portati a pensare di trovarsi a che fare con un Legislatore schizofrenico che, da un lato, abroga i rapporti di collaborazione nella loro quasi totalità e condanna alla gogna (con al fianco tutte le organizzazioni sindacali, lancia in resta) i contratti a tempo determinato; mentre, dall’altro, propaganda quale novello oggetto del desiderio un sapiente mix di entrambi: il contratto di collaborazione a tempo determinato. Cionondimeno, nel guardare – come si suol dire – il bicchiere mezzo pieno, ci pare logico considerare che è comunque meglio il lavoro precario, piuttosto che il niente; purché, però, davvero questi contratti partano subito.

Relativamente alla “carica dei 7.491”, non si deve dimenticare che quei numeri non sono solo cifre scritte su un foglio; sono vite umane che, quanto meno, hanno il diritto di non essere prese in giro: né poco, né tanto (il principio etico non muta). La sostanza è che 7.491 persone sono state illuse (e molte di queste lo sono ancora), infondendo loro aspettative che assai difficilmente si sarebbero mai potute realizzare. Ma non basta! L’economia è di nuovo ferma; anzi, Confindustria parla di recessione. Se prima era difficile aumentare il livello di occupazione, ora sembra quasi impossibile. Francamente, considerata la situazione generale, riuscire a far sì che 7.491 lavoratori (rectius, famiglie) fossero riusciti a ricevere uno stipendio mensile per 2 anni, ci sarebbe sembrato oltremodo positivo e, ne siamo convinti, sarebbe sembrato così anche a tali 7.491 persone.

Consentiteci, invece, una riflessione un pochino più articolata riguardo al “club dei 471”.

La “palla” qui viene rimbalzata tra la regione Campania (che punta il dito contro l’ANPAL) e – appunto – l’ANPAL. Cercando di riassumere in minimi termini una querelle particolarmente complessa (dai contorni giuridici apparentemente irrisolvibili e con radici politiche che paiono impossibili da recidere), possiamo limitarci sostanzialmente a dire che l’ANPAL afferma di non poter procedere coi navigator vincitori poiché la convenzione, immotivatamente, non è stata sottoscritta dalla regione Campania. Quest’ultima, dal suo canto, considera prioritario rispetto a tale firma, risolvere il problema connesso agli oltre 600 lavoratori precari che già prestano ufficialmente servizio presso l’ANPAL e, comunque, ritiene che la legge non obblighi le regioni a procedere con la sottoscrizione della convenzione in questione.

Vero è che la stesura della norma – tanto per cambiare – non è esattamente paragonabile, per forza e chiarezza espositiva, a una terzina dantesca o a un dolce stilnovistico versetto: si riporta sempre la locuzione (enti, regioni et similia) “sono autorizzati a…” che non necessariamente significa “sono obbligati a…”. Per contro, altrettanto innegabile è che, durante la “Conferenza Stato-Regioni” dello scorso aprile, anche la Campania aveva sottoscritto l’accordo quadro generale concernente le prestazioni dei navigator.

Ora, ciascuno è libero di vederla come vuole: a noi pare solo che “giocare” sulla pelle di persone che – letteralmente – sono alla fame, non sia accettabile in uno dei Paesi più industrializzati del mondo, al di là di ogni preventiva considerazione di carattere etico. “Letteralmente”, poiché alcuni di questi navigator sono arrivati ad adottare quale forma estrema di protesta lo sciopero della fame, finendo in ospedale.

Ecco, allora, dove risiede il vero problema di ordine sociale. L’interrogativo che ci si dovrebbe porre, prima di assumere qualsiasi decisione (più o meno politica che sia), è – a nostro modestissimo avviso – esclusivamente il seguente:

– Come è possibile che, in uno Stato Sociale, i cittadini arrivino a rischiare di morire di fame, protestando pubblicamente per vedersi riconosciuto il diritto ad un’occupazione?

*Odcec Roma

 

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